Parto con una Olympia Superleggera degli anni 80, con pneumatici da corsa, lisci e sottili, con antichissime borse Scicon, coeve alla bicicletta ma ancora di un bel azzurro. L’idea è quella di andare dal mare Adriatico fino al Tirreno, all’Argentario o forse a Pisa. Vedrò andando…

 

 

 

 


1)  DA CASA  A  ABBADIA DI NARO - CAGLI (PU)
distanza km 57

Esco da casa, con la moglie che mi saluta come se fossi Bartolomeu Diaz in partenza per doppiare il Capo Tempestoso. Arrivo presto a Senigallia, seguo la trafficata SS 16 fino a Fano e  proseguo per la Vecchia Flaminia fino a Fossombrone dove sono passato decine di volte senza accorgermi di quanto fosse interessante, merito del viaggio in bici. Nella gola del Furlo (o Passo dl Furlo)  la strada è molto stretta, il tracciato è lo stesso della via consolare iniziata sotto Caio Flaminio nel 220 a.C. Il “Forulum”, la piccola galleria di circa 40 metri, che si percorre a senso unico alternato, risale al tempo dell'imperatore Vespasiano. La stretta forra scavata sul calcare dal fiume Candigliano ora è chiusa da una diga che sostiene un lago dalle acque insolitamente blu. Poco dopo sulla sinistra la bella chiesa romanica di San Vincenzo, eretta nel sito di un tempio pagano. Sia il tempio che la chiesa cristiana prosperarono grazie alle offerte dei viandanti che attraversavano il Furlo.  Dopo Acqualagna abbandono la vecchia Flaminia che ora prende decisamente verso sud, pedalo in piano verso ovest, verso Bellaria. Poco dopo nei pressi dell'Abbadia di Naro, fondata nel IX secolo,  mi fermo per caso in un “agriturismo” con annesso centro termale o  comme on dit aujourd'hui SPA con grandi piscine di acqua riscaldata, fontane, percorsi Kneipp, centro benessere con tutte le amenità del caso. Tra l'altro, posso noleggiare anche una bicicletta. 


2)   DA ABBADIA DI NARO - CAGLI (PU)  A PERUGIA PONTE SAN GIOVANNI
distanza km 100

Al mattino, all'ora della partenza, guardo verso ovest, la valle è illuminata da una bella luce radente, sulla destra risalta uno sperone roccioso e in fondo le montagne arrotondate dell'Appennino. E’ un attimo, con la prima pedalata tutto l’universo si mette in movimento. Vibro in una sensazione di libertà assoluta in  pura sintonia con quel mondo che mi sta intorno. Salgo felice verso lo spartiacque, la pendenza è leggera, raggiungo Piobbico e quindi  Apecchio. Il passo di Bocca Serriola è quello che fin dalle scuole elementari divide l’Appennino settentrionale da quello centrale. Arriva a  soli  730 di altezza metri  ma per me è una salita seria, nell'ultimo tratto, più ripido, do fondo a tutta la mia scorta dei cambi fino al “ridicolo” 36 sulla ruota posteriore. Arrivato in cima mi godo la splendida discesa fino a Città di Castello. Da lì dovrei andare verso ovest in leggera salita verso Montevarchi e quindi Arezzo, ma la bici di sua spontanea iniziativa segue il corso del Tevere in lieve discesa. Dopo Umbertide, su una buca, la borsa anteriore destra mi cade a terra, é fissata al portapacchi solo con due semplici ganci e un elastico. La strada è in pianura, a volte il leggera discesa, vado tranquillo. Non sono velocissimo, secondo me è ora di trovare il posto in cui fermarmi. È il ponte del primo maggio, non trovo nulla al primo tentativo, ancora nulla al secondo, vado in un posto superlusso del tipo “vecchie dimore signorili imboscate nella campagna umbra” ma la signora, inorridita, mi dice che se non prenoto almeno sei mesi prima da loro non troverò mai accoglienza.  Arrivo a Ponte Felcino, in prossimità di Perugia, a salire in città, su in alto, la bici manco a convincerla con la forza. Mi ricordo che a Ponte S. Giovanni ci sono alcuni alberghi che si vedono dalla strada. Ma le mie strade di stasera vanno a finire sempre in grandi rotatorie e sul raccordo a quattro corsie della E45 Orte-Ravenna, vietatissimo alle biciclette e mortifero. Intanto si fa notte, arrivo comunque, finalmente al grande albergo, incollato alla grande strada a quattro corsie. E' composto anche da una brutta dependance a torre, di cemento... possibile che non c’è un buco di stanza? Non c’è.  Se non hai prenotato stai fuori.  Il tipo mi vede come sono messo,  si intenerisce, telefona ad alcuni suoi colleghi e mi trova un posto lì vicino. Vado, attraverso lo stradone, perdo ancora la borsa anteriore, chiedo a destra e a manca, arrivo infine all'albergo. E’ in un posto più civile, é piccolino, situato in un bel giardino, a prima vista potrebbe avere troppe stelle per la mia situazione contingente, ma in compenso l'elegantissima signora della reception mi fa entrare con la bicicletta direttamente sul red carpet. A cena scopro che hanno anche una fornita lista di vini e vada quindi per uno splendido “Sagrantino di Montefalco” di Caprai.


3) PERUGIA PONTE SAN GIOVANNI – LAGO DI CORBARA (TR)
Distanza km 100

Stamattina per prima cosa fisso la noiosa borsa anteriore con una cinghia. Quindi non senza  difficoltà, mi allontano dalla E45 Orte–Ravenna che da ieri sera mi perseguita. Pedalo verso sud  per una strada, che ormai, per merito della già molto citata Orte-Ravenna, è stata declassata a provinciale. Purtroppo la strada è declassata anche per come è ridotta e come è mantenuta. Mi accorgerò in seguito che le strade della provincia di Perugia sono le peggiori tra quelle percorse in bici. Ci puoi arrivare dalla Romagna, o dalla Toscana, o dalle Marche o dalla provincia di Terni e proprio dal cartello di confine iniziano le buche e il fondo pessimo. Invece le migliori tra le strade dell'Italia centrale, dal Molise alla Toscana, sono quelle della provincia di Siena.
Si prosegue comunque molto bene in un bel paesaggio e in un insperato assenza assoluta di traffico, non c'è nessuno in giro. Passo Marsciano e Fratta Todina, arrivo in vista di Todi, bella, lassù in cima alla collina. Inizio la salita per proseguire verso Acquasparta e Sangemini, ma anche qui la bici non ne vuole sapere, torna indietro e continua a seguire il Tevere in blanda discesa o almeno in pianura. Questa strada è più trafficata e meno interessante dell'altra, va giù diritta e larga su viadotti e ampie curve. Ai bordi molte prostitute, tutte nere, si sono attrezzate con divani, improbabili materassi e camper. Arrivo ad alcuni placidi saliscendi, laggiù sulla destra il fiume si allarga nel lago artificiale di Corbara, dalla strada i prati digradano mossi fino alla riva, che è, ora,  visibilmente più basso della normalità. Trovo un posto quasi alla fine del lago su una piccola penisola.


4) CORBARA – ORTE
Distanza km 60


Lascio il lago e arrivo brevemente a Baschi, allungata sul crinale che domina la valle del Tevere. Da qui una bella strada solitaria costeggia il fiume che a volte si allarga a formare dei laghi. Oltrepasso borgo deserto di Stazione di Alviano.  Ad Attigliano sono costretto ad abbandonare il Tevere infatti solo l'autostrada prosegue giù per la valle. Alcuni ragazzi seduti al bar mi dicono “Si ll’autostrada nun lla poi fa...devi pedalà”.  I ciclisti per proseguire fino a Orte o salgono su a Giove a est o su a Bomarzo a ovest. E sia per Bomarzo; la salita è tosta anche se breve. Poco prima del centro storico sulla destra l'intrigante parco dei mostri inventato nel 1552 dalla famiglia Orsini, della nobiltà romana. Scolpite nella roccia, disseminate nella vegetazione, figure mitologiche e animali più o meno reali ricreano un percorso iniziatico ed esoterico.  “Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua...”.  Prima di arrivare a Bassano in Teverina,  in un tratto in leggera salita, mi affianca un'automobile, la ragazza che non guida, abbassa il finestrino e mi chiede la strada per non mi ricordo quale posto. Io le rispondo “Non lo so, non sono di qui”. Il fatto mi è sembrato singolare, addirittura surreale.  Ora la strada fila in una discesa velocissima in un paesaggio di ampie colline e di tavolati tufacei che digradano verso la valle del Tevere. Orte è proprio sopra uno sperone di tufo che costeggio da sud fino alla stazione ferroviaria, di lì a casa con  il treno regionale Roma-Ancona. Comincia con questo viaggio il mio combattimento, per ora da perdente, con il Leviatano Ferroviario Italiano. E’ domenica: la biglietteria è chiusa, la macchinetta automatica fa il biglietto per me ma non quello per la bici, una spia del nemico travestito da ferroviere acquista la mia fiducia informandomi che la carrozza per le bici, quella con “l'apposito pittogramma” azzurro è in coda al treno. Mi dice, il perfido, che non c’è problema, il biglietto lo potrò fare tranquillamente sul treno. Il biglietto me lo faranno ma con circa 40 euro di multa.  Era semplice risolvere il problema: fare un  biglietto per dove volevo  al prezzo di € 3,50. Il trucco mi tornerà utile a Casalbordino (CH), per tornare a casa,  quando al bar della stazione chiedo un biglietto per la bicicletta al seguito.  Lui mi guarda stranito. Cosa? Non credo di poterlo fare. Non lo so fare, sono un barista non un ferroviere. Allora gli chiedo un biglietto per Chieti. Costa  3,90 €, ma le nostre ferrovie hanno bisogno anche di quei  40 centesimi.