Cose sopra il viaggio

Dimmi Geranio, cosa cerchi in queste pianure polverose e quiete, cosa ti spinge oltre il velo del tramonto dell'erg?
Mio nonno, sono venuto a cercare mio nonno paterno, mio nonno Gilberto che è scappato da Portland il tredici dicembre milleottocentosettantasei. Egli non ha portato nulla con sè, solo il suo bournuss marrone e nulla altro. Non ha detto a nessuno perché andasse ne dove andasse.

Viaggi, scrigni magici pieni di promesse fantastiche, non offrirete più intatti i vostri tesori. Una civiltà proliferante e sovreccitata turba per sempre il silenzio dei mari. Il profumo dei tropici e la freschezza degli esseri sono viziati da una fermentazione il cui tanfo sospettomortifica i nostri desideri e ci condanna acogliere i ricordi già quasi corrotti.

Ciò che per prima cosa ci mostrate, o viaggi, é la nostra sozzura gettata sul volto dell’umanità.

Diremo allora che, per un doppio rovesciamento, i nostri moderni Marco Polo riportano da quelle stesse terre, questa volta sotto forma di fotografie, libri e resoconti, le spezie morali di cui la nostra società prova un acuto bisogno sentendosi sommergere dalla noia.

 

Claude Lévi Strauss,  tristes tropiques, 1955

Le mie camminate, i miei viaggi sono stati e sono ancora oggi, in fondo, una fuga; non la fuga del cittadino, del globe-trotter, non la fuga da se stessi, l'etrena fuga dell'interiorità verso l'esterno, ma propio il contrario: un tentativo di fuga da questo tempo, da questo tempo della tecnica e del denaro, della guerra e dell'avidità, da un tempo che pretende  avere  splendore e grandezza, ma che la parte migliore di me non può ne accettare ne amare, al massimo sopportare.

Herman Hesse